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Antica processione di San Mamante

16 agosto, 20:00
Villa Sassonero (Monterenzio), Prato degli Angeli (via Sassonero 2)

Info e prenotazioni
351 6812880 - framusicaenatura@gmail.com


Mamete o Mamante di Cesarea, indicato come san Mamas nel Martirologio Romano, noto anche con molti altri nomi (Mamette, Mamaso, Mama, Mommè, Mamolo, Mamede, Mamma, Momà, Mammete, Amate) è uno dei santi più popolari dell'Oriente bizantino: il suo culto da Cesarea (dove visse nel III sec. d.C.) si è diffuso in tutta la Cappadocia, a Costantinopoli, in Siria, Libano, Cipro e Grecia per arrivare in Occidente.

In Italia il santo è particolarmente venerato in Emilia-Romagna, in Toscana e nel Milanese, nella Brianza, nel Comasco e nel Canton Ticino. Centro importante di culto in Occidente è a Langres, dove la cattedrale nell'VIII secolo venne dedicata a san Mammès. Numerose sono le testimonianze toponomastiche dedicate a questo santo, sia in Francia che in Spagna (a Bilbao - Stadio San Mamés) e in Portogallo (san Mamede).

San Mamante è patrono delle balie, perché gli animali lo nutrirono con il loro latte, e protettore degli animali. Il suo culto è particolarmente diffuso in ambienti pastorali, spesso rappresentato come un fanciullo circondato da leoni. Secondo la tradizione egli sarebbe nato in carcere, dove la madre era rinchiusa perché cristiana. Dopo la morte della madre, condusse vita da pastore sui monti dove si nutriva del latte delle fiere da lui stesso addomesticate, che offriva anche ai bisognosi. San Gregorio il Teologo accenna anche alle cerve che si sarebbero lasciate mungere da Mamete per sfamarlo. 

A sua volta vittima di una persecuzione, Mamante morì poi martire e fu fatto santo.

Probabilmente in seguito al legame che la tradizione istituisce tra questo santo e il latte, in Brianza e in altre zone italiane egli è particolarmente venerato dalle puerpere, che lo invocano per avere latte a sufficienza per le loro creature (il pan di fioeu). Nella chiesa di Zoccorino san Mamete viene raffigurato nell'atto di offrire latte ad una madre che gli presenta il figlio.

Viene riferito un particolare rito, in uso fino a non molto tempo fa: le puerpere che temevano di non avere latte portavano in chiesa del pane e del formaggio e, dopo averli appoggiati per qualche tempo sull'altare, uscivano e donavano il pane e il formaggio al primo passante che incontravano.

San Mamante viene invocato durante il periodo dell'allattamento dei bambini, contro i dolori delle ossa e per la guarigione delle fratture.


Pippo Mezureccia è lo pseudonimo con il quale Giancarlo Battilani ama chiamarsi quando suona la cornamusa, nome preso a prestito da un personaggio realmente esistito nella bassa romagnola dalle parti di Lavezzola. Pippo era una persona che viveva di espedienti, uno che ai nostri tempi sarebbe probabilmente stato preso in carico dai servizi sociali. Suonava l’organetto, costruiva scope e sbarcava il lunario con altri lavori. Di lui si conosce solo questo soprannome romagnolo: Mezureccia, mezza orecchia. 

Al nostro artista Battilani questo soprannome ha fatto venire in mente la storia di Van Gogh e Gaugin che per 9 settimane hanno convissuto sotto insistenza del fratello di Vincent, Theo. Ma Gaugin stanco dell’instabilità psichica di Van Gogh decise di lasciare la Provenza e partire per la Bretagna, provocando la disperazione di quest’ultimo, che in preda a una crisi psichica si sarebbe tagliato l’orecchio con un rasoio. E’ durante il periodo seguente, nel quale Van Gogh starà in manicomio, che il pittore dipingerà uno dei suoi tanti autoritratti in cui si vede la ferita fasciata: “Autoritratto con orecchio bendato”.


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