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Negli anni a cavallo fra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 del XX secolo si affaccia sul panorama musicale italiano un movimento musicale che venne presto definito “Combat folk”. Recita Wikipedia: “L'origine del termine combat folk risale al demotape omonimo dei Modena City Ramblers, disco autoprodotto del 1993 ispirato dall'album Combat Rock degli inglesi Clash”.


Si trattava di un fenomeno ben distinto tanto dal movimento del folk revival, da quello dei canzonieri politici e quello, importantissimo, del recupero dei canti di lavoro, quali, ad esempio, i Cori di Mondine, che avevano attraversato la storia della musica Italiana fra gli anni ’60 e gli anni ’70, ma conteneva, nel suo codice genetico, tracce di entrambi quei mondi.

 

Si caratterizzava infatti attraverso due componenti principali: la prima era l’utilizzo di melodie, sonorità e strumenti provenienti dal mondo della musica popolare; la seconda, quella di interessare, attraverso testi originali, tematiche riguardanti l’antirazzismo, l’antifascismo, la lotta alle mafie, la resistenza, temi che, a loro modo, senza raggiungere lo schieramento ideologico dei precedenti canzonieri politici, parlavano ad un pubblico giovane e giovanile con un linguaggio che, senza alcuna velleità filologica, utilizzava riferimenti alla tradizione ed alla storia invitando ad un impegno politico e sociale sicuramente decisamente connotati.


Se vogliamo elencare solo alcuni fra i gruppi collocati nel movimento all’epoca possiamo citare, ad esempio: Bandabardò, E'zezi, Lou Dalfin, Mau Mau, Modena City Ramblers, The Gang e Yo Yo Mundi, ma, in realtà, nel corso degli anni, tanti altri seguirono, ciascuno con la propria personalità, quella strada, strada aperta certamente dall’album con cui Fabrizio De Andrè accende una nuova e moderna luce sui suoni entnici e le lingue locali; quel “Creuza de mä” del 1984 che segna, nella storia della musica italiana, un prima ed un dopo.


Oggi, a distanza di ormai trent’anni, possiamo ritenere quel fenomeno come ormai storicizzato e ci sembra giusto analizzarlo proponendo un excursus di ciò che l’ha preceduto, ciò che l’ha generato e ciò che ancora oggi rimane di quello che è stata voce e colonna sonora per più generazioni di un certo modo di vedere e sentire il mondo perché, come per Fenoglio,
…l'importante non è morire, ma scegliere da che parte stare…

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